
Attacco di panico: cos’è e cosa fare
Sono in macchina. Sola. Sono serena. Sto andando al lavoro e percorro l’autostrada A14.
All’improvviso inizio a sentire il cuore battere sempre più forte. Mi agito? No, decido di stare tranquilla e respiro profondamente. Però sento salire una angoscia fortissima e il cuore ricomincia a battere forte, inizio a sudare freddo.
Oddio, sto guidando, sono in pericolo, forse sto per morire! Di sicuro ho qualcosa di molto grave, sto per avere un infarto e non riesco a respirare. Sto soffocando. Nooooooo, sta succedendo qualcosa a mio figlio!
Ecco un’area di servizio per fortuna. Scendo dalla macchina ma è peggio . Il mio respiro è corto, la sensazione di soffocamento o accelerazione del ritmo del respiro, fino all’ iperventilazione. Sono in preda a terrore puro.
Mi sento la testa confusa, ho la sensazione di cadere, sbandare, di perdere il controllo o, addirittura, di impazzire.
Ecco, forse sto impazzendo. Ma dove sono? Tutto appare irreale, ho la sensazione di essere distaccata da me stessa, tutto mi sembra irreale. Il mio bambinooooo.
Ora mi sento esausta. Non ho forze. Mi sembra passato tantissimo tempo. Guardo l’orologio nel cruscotto ma mi rendo conto che è passato un quarto d’ora, forse meno.
Rimango esausta ed impaurita al mio posto di guida e mi stendo appoggiandomi al sedile a lato. Mi rannicchio su me stessa, come fossi un feto. Sola. E rimango lì non so per quanto.
Poi, piano, piano, mi passa. Mi rimetto in viaggio: devo andare al lavoro.
Il medico mi ha detto che sono sana, che ho “solo” avuto un attacco di panico.
Anna C.
L’attacco di panico è un SINTOMO e, come ogni sintomo, è nostro amico, è un campanello d’allarme che ci avvisa che qualcosa nella nostra vita non va!
Con l’attacco di panico è come se il nostro corpo ci volesse dire: “Insomma, lo capisci che devi fare qualcosa? Così non va bene!! Aiutami! Ascoltami!! Ascoltati!!”
Ecco perché è importante stare in ascolto ed accogliere il nostro attacco di panico, solo in questo modo lo possiamo comprendere ed arginare partendo da alcuni punti fermi.
E’ inutile avere paura dell’attacco di panico.
L’attacco di panico non porta alla morte.
L’attacco di panico dura pochi minuti (che sembrano non finire mai), ma in un quarto d’ora in media passa. Questo occorre sempre ricordarlo.
E’ utile cercare di comprendere il messaggio del nostro attacco di panico.
Andiamo con ordine.
Quando arriva l’attacco, lasciamolo passare senza contrastarlo ricordando che non si muore e che passa presto
Anna, inoltre ha messo in atto le condotte più adeguate per fronteggiare il momento di crisi: Ha cercato un luogo in cui poter stare comoda.
- E’ opportuno, infatti, nel corso di un attacco di panico mettersi comodi, slacciarsi i pantaloni o allentare la cintura, e lasciare che passi. Nel caso di formicolii si può provare a massaggiare forte, come per scacciarlo via
- Lasciare che passi, ricordarsi che l’attacco di panico passa SEMPRE.
- Cercare di respirare profondamente poi normalmente
- Piano piano ti accorgerai che l’acme, il peggio, è passato.
- Lasciare che passi, ricordarsi che l’attacco di panico passa SEMPRE
Ogni qualvolta che abbiamo un sintomo dobbiamo decodificarlo
Un sintomo è un segnale di un qualcosa che sta avvenendo. Non è la causa. Il sintomo è l’espressione di qualcosa d’altro che occorre comprendere. Anna ha fatto benissimo a recarsi dal medico, proprio per avere una corretta diagnosi che è stata di attacco di panico.
Ora è più comprensibile quale sia il suo vissuto, quale sia il periodo difficile e di sovraccarico che Anna sta attraversando.
Chi soffre di disturbi d’ansia, claustrofobia, fobia sociale, agorafobia, aerofobia, può soffrire di attacchi di panico. La predisposizione genetica, il clima familiare in cui si è cresciuti, il carattere, lo stress, le preoccupazioni, l’aver subito traumi o aggressioni, e le difficoltà personali, sociali e lavorative possono essere annoverate tra le possibili cause degli attacchi di panico, ma l’esperienza ci dice che queste forme di ansia acuta non sono in genere legate ad una specifica situazione, o ad una singola “causa”.
Gli attacchi di panico possono anche essere causati da condizioni mediche o avere cause prevalentemente fisiche, per cui è SEMPRE utile consultare il proprio medico al fine di escludere altre patologie come ad esempio:
- prolasso della valvola mitrale
- ipertiroidismo (iperattività della ghiandola tiroide);
- ipoglicemia (zucchero nel sangue);
- uso di stimolanti (anfetamine, cocaina, caffeina).
PAURA DELLA PAURA
L’atteggiamento che abbiamo nei confronti dell’attacco stesso, è una delle prime cause degli attacchi di panico!
Una volta avvenuto l’attacco di panico, intervengono, infatti almeno tre fattori rinforzare e mantenere il problema:
- attenzione selettiva alle sensazioni corporee: prestare attenzione specificamente diretta alle sensazioni fisiche dell’ansia. Ciò comporterà ad abbassare la soglia di percezione aumentando la probabilità di innesto del circolo del panico
- comportamenti protettivi associati alla situazione: comportamenti messi in atto per evitare le conseguenze temute ma che, al contrario, contribuiscono al mantenimento dei sintomi, impedendo la disconferma di quanto temuto. Sono comportamenti di sicurezza per evitare l’attacco di panico e possono minare gli effetti del trattamento se non vengono identificati ed adeguatamente trattati. I più tipici sono: farsi accompagnare, camminare lungo i muri per la paura di svenire, accertarsi sempre la presenza di ospedali nelle vicinanze
- evitamento: limita la possibilità di esperire ansia e d’invalidare la credenza che essa sia catastrofica impedendo così la possibilità di un rinforzo positivo. Per esempio, evitare di frequentare luoghi al chiuso, di praticare attività sportive, di usare l’automobile.
Quindi, è MOOOLTO più opportuno evitare di “aspettarsi” che arrivi il panico e, invece, procedere verso un’ ATTRIBUZIONE DI SENSO al sintomo con un percorso di AUTOCONSAPEVOLEZZA.
Vediamo come procede il racconto di Anna C. che riflette su di sé nello studio del suo psicoterapeuta, sul periodo che sta attraversando e quali erano i pensieri precedenti l’attacco di panico.
Mi alzo sempre molto presto quando devo fare questi 100 km. Così dormo da mia madre in modo da non svegliare troppo presto il mio bambino che fa la terza elementare. E’ piccolo e dolce.
Ha già subito lo stress della separazione da suo padre e non voglio appesantirlo ulteriormente. Mio marito, perché è ancora mio marito, mi fa paura e non mi aiuta con il bambino. Anzi. Veramente non mi aiuta nemmeno tanto con i soldi.
Vabbè, l’ho voluto io, andarmene. Grazie, avrei fatto a meno di deciderlo, ma come dovevo fare? Che vita facevo? Poi questo lavoro è davvero pesante: fare sempre tanti chilometri. Ma per fortuna ho il lavoro! Devo ripetermi questo.
Questo mi sto ripetendo .
Questo mi sto ripetendo mentre mi sento travolgere dal mio primo attacco di panico.
APPROCCI TERAPEUTICI
L’approccio cognitivo comportamentale è quello suggerito come più efficace nel trattamento dei disturbi d’ansia perché focalizza la sua attenzione in modo molto preciso su pensieri, emozioni comportamenti legati al sintomo favorendone una maggior consapevolezza e individuando strategie di superamento .
Io personalmente, tendo ad integrare questo approccio con quello sistemico relazionale, che offre una lettura più articolata volta ad individuare una diagnosi sistemica del problema prendendo in considerazione il soggetto portatore del sintomo all’interno del suo sistema familiare e lavorativo ampliando in tal modo il fuoco di osservazione.
Utilizzo inoltre la tecnica della mindfulness la quale, comportando una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie emozioni attraverso un percorso di accettazione, di sospensione del giudizio e di attenzione deliberata e consapevole al corpo ed alle azioni, favorisce una gestione più efficace delle emozioni e dello stress.
Quindi, ascoltare e attribuire significato all’attacco di panico accogliendolo senza paura (perché tanto finisce SEMPRE presto e NON porta a morte) è la via da prendere .
Da soli, o con l’aiuto di uno psicoterapeuta, ma … iscritto all’Ordine degli Psicologi!